Età medievale
Il Ducato di Napoli
Nel 536 Napoli fu conquistata dai bizantini durante la
guerra gotica e rimase saldamente in mano all'impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito
ducato autonomo. Il primo
duca, secondo la tradizione, sarebbe stato
Basilio, nominato nel 660-61 dall'Imperatore bizantino
Costante II,
[62]
anche se è probabile che egli fosse stato preceduto da altre persone
con stesse mansioni, le quali erano comunque espressione delle
cosiddette "famiglie magnatizie" cittadine. La vita del ducato fu
caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i
potenti principati longobardi vicini e i corsari musulmani
(genericamente definiti
Saraceni), provenienti per lo più dal
Nordafrica o dalla
Sicilia, che era stata conquistata dagli
Aghlabidi a partire dall'827.
In realtà l'avversione tra cristianesimo e islam trovò nel meridione
italico ampi spazi di convergenza in nome della politica e dei comuni
interessi commerciali. Questi ultimi determinarono di fatto una
sostanziale amicizia tra Napoli ed il mondo musulmano, tanto che si
verificò il disinvolto impiego da parte napoletana (ma campana in
genere, dovendosi comprendere in questo discorso anche
Amalfi) di mercenari, per lo più assoldati nell'insediamento del
Traetto (in arabo
ribāṭ). Prolungato artefice di questa politica fu il vescovo di Napoli e duca
Attanasio II, a dispetto della scomunica comminatagli da
papa Giovanni VIII.
Il X secolo fu caratterizzato da una politica di neutralità, che mirò
a tener fuori Napoli dai giochi che si svolgevano intorno a lei. Da ciò
trassero giovamento sia l'economia, che la cultura, consentendo da un
lato lo sviluppo delle industrie tessili
[N 5]
e della lavorazione del ferro; dall'altro, un proficuo scambio di
materiale letterario e storico - sia religioso sia profano, sia greco
sia latino - tra la città e
Costantinopoli, da cui provenne ad esempio il greco
Romanzo di Alessandro.
[N 6]
Lo sviluppo del movimento iconoclasta da parte di
Leone III l'Isaurico, e la conseguente disputa teologica tra quest'ultimo e
Papa Gregorio II,
ebbe come conseguenza il passaggio formale delle diocesi dell'Italia
bizantina sotto l'autorità del patriarcato di Costantinopoli. Nei fatti,
tuttavia, la disposizione di Leone III rimase inapplicata, e Napoli
rimase fedele all'autorità del Papa. Come ricompensa per la posizione
assunta nella disputa, la città fu elevata al rango di provincia
ecclesiastica intorno al 990, e
Sergio II ne fu il primo
arcivescovo.
[63]
Il periodo normanno-svevo
Nel 1139 i normanni di
Ruggero II d'
Altavilla conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del
Principato di Capua, nel neonato
Regno di Sicilia, con capitale
Palermo;
ciononostante la città conservò la sede dell'arcidiocesi e acquisì
grande importanza grazie al porto, che le permise di essere l'unica
città italiana facente parte della
lega anseatica.
[64]
Passato il Regno di Sicilia in mano
sveva sotto gli
Hohenstaufen, Napoli fu compresa nel
giustizierato di
Terra di Lavoro,
continuando ad accrescere la propria importanza come centro culturale
dell'area. Tale processo culminò con la fondazione, avvenuta il 5 giugno
1224 ad opera di Federico II, dell'
Università di Napoli.
Si tratta del più antico istituto europeo del suo genere, vi si
insegnarono fin dal principio diritto, arti liberali, teologia e
medicina. Essa fu concepita come scuola indipendente dal potere papale,
avendo fin dall'inizio lo scopo di formare i funzionari dello Stato ed
in particolare giureconsulti esperti che servissero l'imperatore nelle
dispute dinastiche.
Il periodo angioino
Napoli divenne parte del regno
angioino in seguito alle vittorie di
Carlo I d'Angiò su
Manfredi di Svevia nel 1266 a
Benevento; e su
Corradino di Svevia a
Tagliacozzo nel 1268. Sotto il regno di
Carlo II d'Angiò, furono istituiti formalmente i
Sedili, organi amministrativi ripartiti per aree della città. Essi traevano la propria origine dalla
fratrie dell'epoca greca e dalla
Magna cura Regis e sarebbero rimasti in piedi fino al XIX secolo.
In seguito alla rivolta scoppiata in Sicilia nel 1282 (
Vespri siciliani,
causati anche dallo spostamento della capitale da Palermo a Napoli) e
il passaggio dell'isola al dominio aragonese, Napoli, divenne la
capitale del
Regno di Napoli
e uno dei più importanti centri di potere della penisola italiana.
Succede a Carlo d'Angiò il figlio Carlo II ed in seguito il nipote,
Roberto d'Angiò,
detto "il Saggio", che fa di Napoli un centro culturale fra i più
vivaci dell'Europa e del Mediterraneo. A questo periodo risalgono i
soggiorni in città di
Francesco Petrarca,
Simone Martini,
Giotto (che vi fonderà una scuola pittorica giottesca fra le più importanti d'Italia) e di
Boccaccio, che nella
basilica di San Lorenzo Maggiore conoscerà
Fiammetta,
ovvero Maria d'Aquino ed in seguito rimpiangerà i piacevoli anni
trascorsi alla corte napoletana. Succederà al re Roberto, la nipote
Giovanna I di Napoli nel 1343 e poi sarà il momento dei
d'Angiò di Durazzo nel 1382 con
Carlo di Durazzo,
Ladislao I di Napoli e
Giovanna II di Napoli.
L'ultima grande impresa degli angioini napoletani fu la spedizione militare di
Ladislao I di Napoli, il primo tentativo di riunificazione politica d'Italia, agli inizi del XV secolo.
Età moderna
Il Regno aragonese Utriusque Siciliae
Nel 1442 anche Napoli cadde in mano aragonese, diventando una delle città più influenti del
dominio aragonese e ospitando più volte, specie durante il regno di
Alfonso il Magnanimo (1442-1458), il re e la corte di questo grande stato mediterraneo. Nel 1501, nell'ambito delle
guerre d'Italia, il
regno di Napoli fu conquistato dagli spagnoli e, divenuta Napoli il centro politico dell'impero aragonese,
[65] nel
XVI secolo la città fu la più popolosa d'Occidente.
[66]
Il Viceregno spagnolo
Per oltre due secoli il regno fu governato da un
viceré per conto di
Madrid finché nel XVII secolo la città vide la famosa rivolta di
Masaniello (partita da quella stessa piazza Mercato in cui era stata tagliata la testa a
Corradino di Svevia) nata a causa del malgoverno spagnolo. Successivamente vi fu la nascita di un'effimera
repubblica indipendente.
Nel corso della
guerra di successione spagnola l'
Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da
Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno Stato indipendente che comprendeva tutto il
sud Italia e la Sicilia.
Il periodo borbonico
I primati della Napoli borbonica |
Il lungo regno dei Borbone di Napoli,
e l'attenzione verso le innovazioni mostrate dai diversi sovrani di
questa dinastia, hanno consentito a Napoli di conseguire una serie di
primati.
Nel 1735 vi fu fondata la prima cattedra di astronomia d'Italia, e nel 1754 la prima di economia politica al mondo.
Il 24 giugno 1818 fu varata a Napoli nei cantieri Filosa, nei pressi del Forte di Vigliena, la Ferdinando I, prima nave a vapore del Mediterraneo.[67]
Nel 1782 fu effettuato a Napoli il primo intervento di profilassi
anti-tubercolare in Italia, nel 1792 vi fu realizzato il primo Atlante
marittimo del mondo. Nel 1801 e 1807 vi furono fondati il primo museo
mineralogico del mondo, e il primo orto botanico d'Italia,
rispettivamente.
Altro notissimo primato cittadino è quello dell'inaugurazione del primo tratto ferroviario in Italia, la ferrovia Napoli-Portici, a partire dalla Stazione di Napoli (Bayard), il 3 ottobre 1839.[68]
Napoli fu inoltre la prima città italiana, e la terza in Europa dopo
Londra e Parigi, a dotarsi di un sistema di illuminazione pubblica a gas
(1839).
|
Ferdinando II delle Due Sicilie, metà del XIX secolo
Sotto la dinastia dei
Borbone di Napoli, la città rafforzò il suo ruolo divenendo, insieme a Parigi e Londra, una tra le principali capitali europee. Con la
rivoluzione francese e le
guerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una
repubblica giacobina e poi la conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da
Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello
Giuseppe e quindi, in seguito, a
Gioacchino Murat. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e il
Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.
Nel 1860 il
Regno delle Due Sicilie fu oggetto della
spedizione dei Mille di
Giuseppe Garibaldi e successivamente invaso dal
regno di Sardegna. Napoli fu abbandonata da
Francesco II di Borbone per evitare che venisse bombardata, e fu tentata una prima difesa con la
battaglia del Volturno e quindi con l'
assedio di Gaeta. A seguito della sconfitta delle truppe borboniche, Napoli fu annessa al
regno d'Italia
e perse il proprio status di capitale. Come conseguenza, le strutture
di governo statale presenti in città furono smantellate e moltissime
attività commerciali ed industriali andarono in rovina, furono
trasferite o smontate (come nel caso delle
officine di Pietrarsa), innescando una profonda crisi socioeconomica.
Si riporta, a tal proposito, un giudizio di
Gaetano Salvemini:
« Se dall'unità
il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata:
ha perduto la capitale, ha finito di essere il mercato del Mezzogiorno,
è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di
persone. » |
(Gaetano Salvemini, Scritti sulla questione meridionale, 1896-1955[69]) |
Il tesoro del Regno delle Due Sicilie, per la maggior parte custodito nel Banco omonimo,
[N 7]
fu utilizzato per rinsanguare i bilanci del regno di Sardegna, che era
vicino al fallimento, e degli altri territori annessi, del pari
indebitati. Il sistema fiscale piemontese fece aumentare
vertiginosamente le tasse a carico dei napoletani, ed il gettito fu
utilizzato per diminuire l'esazione in Piemonte. Questo aumentò la crisi
sociale ed industriale napoletana, mentre l'industria ed il commercio
piemontese ebbero la possibilità di essere incrementati.
[16]
Età contemporanea
Il 24 ottobre 1922 Napoli è stata teatro della grande adunanza di
camicie Nere che fu l'atto preparatorio della Marcia su Roma. I dettagli della Marcia furono discussi e decisi dal Consiglio del
partito Nazionale Fascista all'Hotel Vesuvio di via Partenope.
Nel
1926 il territorio comunale venne ampliato con l'aggregazione dei comuni limitrofi di
Chiaiano ed Uniti,
Pianura,
Secondigliano e
Soccavo[70].
Data la sua natura di porto strategico per le attività navali nel Mediterraneo, Napoli fu, durante la
seconda guerra mondiale, la città italiana che subì il numero maggiore di
bombardamenti, con circa 200 raid aerei (tra ricognizioni e bombardamenti) dal 1940 al 1944, principalmente da parte
alleata,
di cui ben 181 soltanto nel 1943 e con un numero di morti stimato tra
le 20 e le 25.000 persone, in gran parte tra la popolazione civile.
[71][72]
Dopo la resa del
regno d'Italia agli Alleati, avvenuta l'8 settembre 1943, Napoli fu teatro di una storica insurrezione popolare denominata successivamente le
quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943). Tale movimento, guidato dalla popolazione civile, con l'apporto di militari fedeli al cosiddetto
regno del Sud, riuscì a liberare la città partenopea dall'occupazione delle forze armate tedesche.
L'avvenimento, che valse alla città il conferimento della
medaglia d'oro al valor militare,
consentì alle forze alleate di trovare al loro arrivo, il 1º ottobre
1943, una città già libera dall'occupazione nazista, grazie al coraggio e
all'eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati ed allo stremo per i
lunghi anni di guerra. Napoli fu la prima, tra le grandi città europee,
ad insorgere con successo contro l'occupazione nazista.
[73]
La Napoli contemporanea è tra le più grandi e popolose metropoli
italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di
centro culturale, scientifico ed universitario di livello
internazionale, oltre che di grande città d'arte e primario polo
turistico.
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