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mercoledì 9 ottobre 2013

Le Citta : Napoli!!!

« Vedi Napoli e poi muori! »
(Antico detto popolare[N 1])
Napoli (IPA: ['napoli][3][4] ascolta[?·info]; Nàpule in napoletano, pronuncia ['nɑːpələ] oppure ['nɑːpulə]) è un comune italiano di 958.078 abitanti[1], capoluogo dell'omonima provincia e della regione Campania. Situata in posizione pressoché centrale nell'omonimo golfo, tra il Vesuvio e l'area vulcanica dei Campi Flegrei, è il terzo comune italiano per popolazione dopo Roma e Milano, nonché cuore di una delle aree metropolitane più popolose d'Europa.[N 2]
Fondata intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. fu tra le città egemoni della Magna Graecia,[5] grazie al rapporto privilegiato con Atene,[6] ed esercitò una notevole influenza commerciale, culturale e religiosa sulle popolazioni italiche circostanti[7] tanto da diventare il centro della filosofia epicurea. Dopo il crollo dell'Impero romano, nell'VIII secolo la città formò un ducato autonomo indipendente dall'Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per circa seicento anni, fu capitale del regno di Napoli. Divenuta capitale del Regno delle Due Sicilie sotto i Borbone, conobbe un lungo periodo di sviluppo socioeconomico culminato in una serie di primati civili e tecnologici[8] tra cui la costruzione della prima ferrovia in Italia.[9] Dopo l'annessione al Regno d'Italia soffrì di un sensibile declino, esteso anche a tutto il sud Italia.[10][11]
Per motivi storici, artistici, politici ed ambientali è, dal basso medioevo fino ad oggi, tra i principali centri di riferimento culturale d'Europa.[12] Sede della Federico II, la più antica università statale d'Europa,[13] ospita altresì l'Orientale, la più antica università di studi sinologici ed orientalistici del continente[14] e la Nunziatella, una delle più antiche accademie militari al mondo, eletta patrimonio storico e culturale dei Paesi del Mediterraneo da parte dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo.[15] Luogo d'origine della lingua napoletana, ha esercitato ed esercita un forte ruolo in numerosi campi del sapere, della cultura e dell'immaginario collettivo a livello mondiale. Punto focale dell'Umanesimo attraverso l'Accademia Pontaniana,[16] centro della filosofia naturalistica del rinascimento,[17] culla dell'illuminismo in Italia,[18] è stata lungamente un punto di riferimento globale per la musica classica e l'opera attraverso la scuola musicale napoletana,[19] dando tra l'altro origine all'opera buffa.[20] Città dall'imponente tradizione nel campo delle arti figurative che affonda le proprie radici nella pittura pompeiana, ha dato luogo a movimenti architettonici e pittorici originali, quali il rinascimento[21][22] e il barocco napoletano,[23] il caravaggismo,[24] la scuola di Posillipo[25] ed il Liberty napoletano,[26] nonché ad arti minori ma di rilevanza internazionale, quali la porcellana di Capodimonte[27] ed il presepe napoletano.[28] È all'origine di una forma distintiva di teatro,[29] di una canzone di fama mondiale[30] e perfino di una peculiare tradizione culinaria[31] che comprende alimenti che assumono il ruolo di icone globali, come la pizza napoletana.[32]
Nel 1995 il centro storico di Napoli, il più vasto d'Europa, è stato riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio mondiale dell'umanità.[33] Nel 1997 l'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è stato eletto dalla stessa agenzia internazionale (con il vicino Miglio d'Oro, in cui ricadono anche i quartieri napoletani di San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli) tra le riserve mondiali della biosfera.[34]









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Età medievale

Il Ducato di Napoli


Il ducato autonomo di Napoli, provincia bizantina sopravvissuta fino al 1139
Nel 536 Napoli fu conquistata dai bizantini durante la guerra gotica e rimase saldamente in mano all'impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito ducato autonomo. Il primo duca, secondo la tradizione, sarebbe stato Basilio, nominato nel 660-61 dall'Imperatore bizantino Costante II,[62] anche se è probabile che egli fosse stato preceduto da altre persone con stesse mansioni, le quali erano comunque espressione delle cosiddette "famiglie magnatizie" cittadine. La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati longobardi vicini e i corsari musulmani (genericamente definiti Saraceni), provenienti per lo più dal Nordafrica o dalla Sicilia, che era stata conquistata dagli Aghlabidi a partire dall'827.
In realtà l'avversione tra cristianesimo e islam trovò nel meridione italico ampi spazi di convergenza in nome della politica e dei comuni interessi commerciali. Questi ultimi determinarono di fatto una sostanziale amicizia tra Napoli ed il mondo musulmano, tanto che si verificò il disinvolto impiego da parte napoletana (ma campana in genere, dovendosi comprendere in questo discorso anche Amalfi) di mercenari, per lo più assoldati nell'insediamento del Traetto (in arabo ribāṭ). Prolungato artefice di questa politica fu il vescovo di Napoli e duca Attanasio II, a dispetto della scomunica comminatagli da papa Giovanni VIII.
Il X secolo fu caratterizzato da una politica di neutralità, che mirò a tener fuori Napoli dai giochi che si svolgevano intorno a lei. Da ciò trassero giovamento sia l'economia, che la cultura, consentendo da un lato lo sviluppo delle industrie tessili[N 5] e della lavorazione del ferro; dall'altro, un proficuo scambio di materiale letterario e storico - sia religioso sia profano, sia greco sia latino - tra la città e Costantinopoli, da cui provenne ad esempio il greco Romanzo di Alessandro.[N 6]
Lo sviluppo del movimento iconoclasta da parte di Leone III l'Isaurico, e la conseguente disputa teologica tra quest'ultimo e Papa Gregorio II, ebbe come conseguenza il passaggio formale delle diocesi dell'Italia bizantina sotto l'autorità del patriarcato di Costantinopoli. Nei fatti, tuttavia, la disposizione di Leone III rimase inapplicata, e Napoli rimase fedele all'autorità del Papa. Come ricompensa per la posizione assunta nella disputa, la città fu elevata al rango di provincia ecclesiastica intorno al 990, e Sergio II ne fu il primo arcivescovo.[63]

Il periodo normanno-svevo


Statua marmorea di Federico II di Svevia, posta all'ingresso del palazzo Reale di Napoli
Nel 1139 i normanni di Ruggero II d'Altavilla conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo; ciononostante la città conservò la sede dell'arcidiocesi e acquisì grande importanza grazie al porto, che le permise di essere l'unica città italiana facente parte della lega anseatica.[64]
Passato il Regno di Sicilia in mano sveva sotto gli Hohenstaufen, Napoli fu compresa nel giustizierato di Terra di Lavoro, continuando ad accrescere la propria importanza come centro culturale dell'area. Tale processo culminò con la fondazione, avvenuta il 5 giugno 1224 ad opera di Federico II, dell'Università di Napoli. Si tratta del più antico istituto europeo del suo genere, vi si insegnarono fin dal principio diritto, arti liberali, teologia e medicina. Essa fu concepita come scuola indipendente dal potere papale, avendo fin dall'inizio lo scopo di formare i funzionari dello Stato ed in particolare giureconsulti esperti che servissero l'imperatore nelle dispute dinastiche.

Il periodo angioino


Napoli divenne parte del regno angioino in seguito alle vittorie di Carlo I d'Angiò su Manfredi di Svevia nel 1266 a Benevento; e su Corradino di Svevia a Tagliacozzo nel 1268. Sotto il regno di Carlo II d'Angiò, furono istituiti formalmente i Sedili, organi amministrativi ripartiti per aree della città. Essi traevano la propria origine dalla fratrie dell'epoca greca e dalla Magna cura Regis e sarebbero rimasti in piedi fino al XIX secolo.
In seguito alla rivolta scoppiata in Sicilia nel 1282 (Vespri siciliani, causati anche dallo spostamento della capitale da Palermo a Napoli) e il passaggio dell'isola al dominio aragonese, Napoli, divenne la capitale del Regno di Napoli e uno dei più importanti centri di potere della penisola italiana. Succede a Carlo d'Angiò il figlio Carlo II ed in seguito il nipote, Roberto d'Angiò, detto "il Saggio", che fa di Napoli un centro culturale fra i più vivaci dell'Europa e del Mediterraneo. A questo periodo risalgono i soggiorni in città di Francesco Petrarca, Simone Martini, Giotto (che vi fonderà una scuola pittorica giottesca fra le più importanti d'Italia) e di Boccaccio, che nella basilica di San Lorenzo Maggiore conoscerà Fiammetta, ovvero Maria d'Aquino ed in seguito rimpiangerà i piacevoli anni trascorsi alla corte napoletana. Succederà al re Roberto, la nipote Giovanna I di Napoli nel 1343 e poi sarà il momento dei d'Angiò di Durazzo nel 1382 con Carlo di Durazzo, Ladislao I di Napoli e Giovanna II di Napoli.
L'ultima grande impresa degli angioini napoletani fu la spedizione militare di Ladislao I di Napoli, il primo tentativo di riunificazione politica d'Italia, agli inizi del XV secolo.

Età moderna

Il Regno aragonese Utriusque Siciliae


Alfonso il Magnanimo
Nel 1442 anche Napoli cadde in mano aragonese, diventando una delle città più influenti del dominio aragonese e ospitando più volte, specie durante il regno di Alfonso il Magnanimo (1442-1458), il re e la corte di questo grande stato mediterraneo. Nel 1501, nell'ambito delle guerre d'Italia, il regno di Napoli fu conquistato dagli spagnoli e, divenuta Napoli il centro politico dell'impero aragonese,[65] nel XVI secolo la città fu la più popolosa d'Occidente.[66]

Il Viceregno spagnolo

Per oltre due secoli il regno fu governato da un viceré per conto di Madrid finché nel XVII secolo la città vide la famosa rivolta di Masaniello (partita da quella stessa piazza Mercato in cui era stata tagliata la testa a Corradino di Svevia) nata a causa del malgoverno spagnolo. Successivamente vi fu la nascita di un'effimera repubblica indipendente.
Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno Stato indipendente che comprendeva tutto il sud Italia e la Sicilia.

Il periodo borbonico


I primati della Napoli borbonica
Coat of arms of the Kingdom of the Two Sicilies.svg
Il lungo regno dei Borbone di Napoli, e l'attenzione verso le innovazioni mostrate dai diversi sovrani di questa dinastia, hanno consentito a Napoli di conseguire una serie di primati.
Nel 1735 vi fu fondata la prima cattedra di astronomia d'Italia, e nel 1754 la prima di economia politica al mondo.
Il 24 giugno 1818 fu varata a Napoli nei cantieri Filosa, nei pressi del Forte di Vigliena, la Ferdinando I, prima nave a vapore del Mediterraneo.[67]
Nel 1782 fu effettuato a Napoli il primo intervento di profilassi anti-tubercolare in Italia, nel 1792 vi fu realizzato il primo Atlante marittimo del mondo. Nel 1801 e 1807 vi furono fondati il primo museo mineralogico del mondo, e il primo orto botanico d'Italia, rispettivamente.
Altro notissimo primato cittadino è quello dell'inaugurazione del primo tratto ferroviario in Italia, la ferrovia Napoli-Portici, a partire dalla Stazione di Napoli (Bayard), il 3 ottobre 1839.[68]
Napoli fu inoltre la prima città italiana, e la terza in Europa dopo Londra e Parigi, a dotarsi di un sistema di illuminazione pubblica a gas (1839).
Ferdinando II delle Due Sicilie, metà del XIX secolo
Sotto la dinastia dei Borbone di Napoli, la città rafforzò il suo ruolo divenendo, insieme a Parigi e Londra, una tra le principali capitali europee. Con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina e poi la conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e quindi, in seguito, a Gioacchino Murat. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.
Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie fu oggetto della spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi e successivamente invaso dal regno di Sardegna. Napoli fu abbandonata da Francesco II di Borbone per evitare che venisse bombardata, e fu tentata una prima difesa con la battaglia del Volturno e quindi con l'assedio di Gaeta. A seguito della sconfitta delle truppe borboniche, Napoli fu annessa al regno d'Italia e perse il proprio status di capitale. Come conseguenza, le strutture di governo statale presenti in città furono smantellate e moltissime attività commerciali ed industriali andarono in rovina, furono trasferite o smontate (come nel caso delle officine di Pietrarsa), innescando una profonda crisi socioeconomica.
Si riporta, a tal proposito, un giudizio di Gaetano Salvemini:
« Se dall'unità il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata: ha perduto la capitale, ha finito di essere il mercato del Mezzogiorno, è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone. »
(Gaetano Salvemini, Scritti sulla questione meridionale, 1896-1955[69])
Il tesoro del Regno delle Due Sicilie, per la maggior parte custodito nel Banco omonimo,[N 7] fu utilizzato per rinsanguare i bilanci del regno di Sardegna, che era vicino al fallimento, e degli altri territori annessi, del pari indebitati. Il sistema fiscale piemontese fece aumentare vertiginosamente le tasse a carico dei napoletani, ed il gettito fu utilizzato per diminuire l'esazione in Piemonte. Questo aumentò la crisi sociale ed industriale napoletana, mentre l'industria ed il commercio piemontese ebbero la possibilità di essere incrementati.[16]

Età contemporanea

« Insomma, fascisti, a Napoli piove, che ci state a fare? »
(Michele Bianchi, segnale convenuto per la Marcia su Roma[N 8])
Il 24 ottobre 1922 Napoli è stata teatro della grande adunanza di camicie Nere che fu l'atto preparatorio della Marcia su Roma. I dettagli della Marcia furono discussi e decisi dal Consiglio del partito Nazionale Fascista all'Hotel Vesuvio di via Partenope.
Nel 1926 il territorio comunale venne ampliato con l'aggregazione dei comuni limitrofi di Chiaiano ed Uniti, Pianura, Secondigliano e Soccavo[70].
Data la sua natura di porto strategico per le attività navali nel Mediterraneo, Napoli fu, durante la seconda guerra mondiale, la città italiana che subì il numero maggiore di bombardamenti, con circa 200 raid aerei (tra ricognizioni e bombardamenti) dal 1940 al 1944, principalmente da parte alleata, di cui ben 181 soltanto nel 1943 e con un numero di morti stimato tra le 20 e le 25.000 persone, in gran parte tra la popolazione civile.[71][72]
Dopo la resa del regno d'Italia agli Alleati, avvenuta l'8 settembre 1943, Napoli fu teatro di una storica insurrezione popolare denominata successivamente le quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943). Tale movimento, guidato dalla popolazione civile, con l'apporto di militari fedeli al cosiddetto regno del Sud, riuscì a liberare la città partenopea dall'occupazione delle forze armate tedesche.
L'avvenimento, che valse alla città il conferimento della medaglia d'oro al valor militare, consentì alle forze alleate di trovare al loro arrivo, il 1º ottobre 1943, una città già libera dall'occupazione nazista, grazie al coraggio e all'eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati ed allo stremo per i lunghi anni di guerra. Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere con successo contro l'occupazione nazista.[73]
La Napoli contemporanea è tra le più grandi e popolose metropoli italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di centro culturale, scientifico ed universitario di livello internazionale, oltre che di grande città d'arte e primario polo turistico.
 

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