Sull'esistenza di forme di vita aliene
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Per approfondire, vedi Pluralità dei mondi. |
« Osiamo sperare che verrà il giorno in cui mezzi sconosciuti alla nostra scienza attuale ci daranno testimonianze dirette circa l'esistenza di abitanti di altri mondi. » |
(Camille Flammarion, La Planète Mars et ses conditions d'habitabilité, 1892) |
Malgrado questo, già nell'Antica Grecia, nel VII secolo a.C., alcuni filosofi intuirono che nell'infinita estensione dell'universo sarebbe stato possibile imbattersi in altri mondi popolati. Diogene Laerzio riferisce ad esempio come Anassagora ritenesse la Luna abitata. Nella sua opera De Rerum Natura (circa 70 a.C.), Lucrezio speculava apertamente della possibilità di vita su altri mondi:
« Pertanto dobbiamo capire che esistono altri mondi in altre parti dell'Universo, con tipi differenti di uomini e di animali. » |
Il vescovo di Parigi nel 1277, nell'intento di portare un po' di quiete nel mondo intellettuale assai vivace e per questo propenso a litigi e agli scontri, nell'elenco di 219 proposizioni da rigettare poneva anche quella - di tradizione aristotelica - che negava a Dio la possibilità di aver creato o di creare altri mondi diversi dal nostro (art 34). L'ammissione, dunque, di tale possibilità appare indirettamente un condizione per poter operare nell'ambito degli istituti della cultura del tempo.
Tommaso d'Aquino, in piena egemonia tolemaica, ventilò l'ipotesi di più mondi abitati e perciò bisognosi di redenzione (cfr. III libro delle Sentenze), negando invece quella di altri universi (diversi dall'unico creato da Dio).[2].
Il cardinale e teologo Nicola Cusano, nella sua opera più importante De docta ignorantia del 1440, ammetteva la possibilità che Dio potesse avere creato altri mondi con altri esseri razionali in uno spazio senza limiti. Anche questi esseri razionali, egli scriveva, sono creati ad immagine di Dio ed eredi delle promesse di Cristo.
Il filosofo e frate domenicano Giordano Bruno, condannato come eretico e messo al rogo nel 1600, certamente ammetteva questa possibilità di altri mondi. Bruno in realtà non fu condannato per tale idea (che non è annoverata tra i capi d'accusa della sentenza) che però interessò teologi e filosofi per una certa confusione o identificazione tra mondo e Dio.
La possibilità di vita extraterrestre era un luogo comune del discorso dotto nel XVII secolo, grazie soprattutto alla diffusione del telescopio di Galileo.
Nell'Ottocento l'idea che la Luna e gli altri pianeti del sistema solare fossero abitati era abbastanza diffusa a livello popolare ed anche nell'ambito del mondo accademico era una questione seriamente dibattuta. Il continuo miglioramento della tecnologia dei telescopi rifrattori, inoltre, faceva presagire nuove imminenti scoperte. L'astronomo francese Camille Flammarion (1842-1925), ad esempio, rimase convinto per tutta la vita che vi fossero altri pianeti abitati, concetto che divulgò nei suoi libri.[3][4] Flammarion fu anche tra i primi a proporre l'idea che gli esseri extraterrestri fossero davvero alieni, e non semplicemente variazioni delle creature terrestri.[5]
La presunta scoperta dei canali di Marte nel 1877 da parte di Giovanni Virginio Schiaparelli condusse alcuni astronomi, come Percival Lowell, a sostenere la loro origine artificiale e quindi l'esistenza di vita senziente sul pianeta Marte. L'esistenza dei canali venne confutata da osservazioni successive, pur rimanendo viva a livello popolare.
Nel 1961 l'astronomo Frank Drake propose, in modo puramente speculativo, l'equazione che prende il suo nome, come tentativo di stimare il numero di civiltà extraterrestri evolute presenti nella Via Lattea.
Dalla fine degli anni quaranta, il dibattito sull'esistenza degli extraterrestri si è ulteriormente diffuso a livello popolare con la nascita dell'ufologia: molti ufologi sostengono infatti che gli alieni visitino regolarmente il nostro pianeta, e gli UFO sarebbero i loro mezzi di trasporto.
Le missioni spaziali dalla fine degli anni sessanta hanno mostrato all'opinione pubblica ciò che gli scienziati già sapevano, cioè che la superficie degli altri pianeti del sistema solare è troppo inospitale per sostenere esseri viventi complessi. Più realisticamente l'unico contatto possibile con la vita extraterrestre all'interno del sistema solare sarebbe quello con ipotetici microorganismi su altri pianeti e sulle loro lune. Questo ha spostato il dibattito verso i mondi extrasolari.
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